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Aporie-Testata

Nato a Venezia nel 1801 (Vitagliano 1905, pp. 163-5).

Fu mosso ad improvvisare tragedie dal rumore che suscitavano le accademie dello Sgricci. Notevole è infatti che egli cominciasse proprio quando la fama del nuovo Unico correva trionfale tutta Italia. Dicesi che a soli sedici anni si provasse la prima volta ad improvvisare una tragedia in casa di un prete, tal Giovanni Riva, e se la cavasse con tanto onore da lasciare ammirati gli ascoltatori, tra i quali il Byron, che avrebbe presgito nel giovinetto un grande poeta. Lusingato dai lieti successi, ribattezzato col nome di Arminio, dal titolo d'una sua tragedia, corse trionfalmente il Veneto, dando qua e là improvvisazioni alla maniera dello Sgricci; privatamente però e senza guadagno. Non mancarono i soliti fragorosi applausi, gli elogi perticati, gli articoli apologetici dei giornali e gli inni dei letterati, tutto insomma il solito bagaglio di onori, di cui quella società non era mai avara co' poeti estemporanei, e che noi in questo caso non possiamo valutare, perché non ci è pervenuta nessuna tragedia improvvisata del Carrer. Certo è, che anche i contemporanei meno infatuati sono d'accordo nel riconoscergli vivezza di fantasia, vena abbondante ed eleganza di elocuzione, mentre sembra difettasse di tragicità e di arte scenica. Inebriato da' precoci, rapidissi trionfi, si atteggiava a grande tragico, tale proclamandosi anche in certi suoi versi autobiografici. Ma poi, ascoltando i consigli del Monti e più ancora quelli della sua salute, abbandonò presto i facili allori della musa estemporanea per dedicarsi alla poesia meditata.