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Nato nel 1912, detto Orlandin dal Motti, è uno dei poeti che intervengono durante il contrasto registrato a Selvapiana il 4 novembre 1969 da Folco Para (Tonelli 1989: 130-140).

Così lo riccorda Vittorio Tonelli (Tonelli 1989: 131, nota 73):

È l'unico sopravvissuto [dei quattro poeti registrati a Selvapiana nel 1969], ora abitante a Portofuori di Ravenna (una sua foto è in Tonelli, Meteorologia popolare in Romagna, cit. [Imola, Grafiche Galeari, 1987]). Pur appartenendo al ceppo dei Mosconi, dell'Incisa di Selvapiana, era nato nel '12 alle Motte di Sotto di Montegranelli dal mezzadro Michele, un campione della meteorologia popolare sampierana (ibid., p. 15). Il giovane Orlandin, col suo diploma di V elementare, scoprì l'ottava rima direttamente dall'Ariosto, attraverso una sgualcita edizione dell'Orlando furioso raccolta occasionalmente per strada, presso un ponte, e subito letta e mandata in gran parte a memoria (come farà poi anche con la Gerusalemme liberata e la Divina Commedia) sotto la guida del figlio di Fiore [Tonelli 1997], Fioretto, un bracciante che era stato in Seminario e che, seguendo l'estro poetico dei Mosconi, amava stornellare nel metro classico presso il castagneto (avuto in cura) e durante il tempo libero. "Fioretto era bravo, ma aveva una brutta voce", mi dice Orlando, che superò ben presto il maestro e fu chiamato canterino e persino poeta nella montagna fra San Pietro e Rocca San Casciano, ove si esibì in oltre 300 banchetti nuziali (li ha contati), anche per arrotondare i suoi magri proventi agricoli e meglio crescere i suoi cinque figli maschi.